Omelie

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VI Domenica di Pasqua (Anno C)

Abbiamo ascoltato nella prima lettura un episodio di grave difficoltà nelle prime comunità cristiane. L’incontro tra i cristiani provenienti dal giudaismo e quelli provenienti dal paganesimo incomincia a creare i primi problemi: bisogna accettare tutta la Legge di Mosè per essere salvati? Bisogna obbedire a tutte quelle regole, precetti per essere salvati oppure basta solo la grazia di Cristo? in altre parole viene prima l’obbedienza o l’amore? Noi tutti forse siamo cresciuti un po’ con questa mentalità: prima l’obbedienza e poi l’amore; prima il rispetto delle regole e poi l’affetto; prima i risultati e poi la ricompensa.

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IV Domenica di Pasqua (Anno C)

Siamo nella domenica del buon pastore. Gesù ci dice che le pecore ascoltano la sua voce. Qual è il canale tra il pastore e le pecore?: la voce. Nella prima lettura ci sono coloro che accolgono la Parola di Dio e coloro che la rifiutano. C’è questo contrasto tra i Giudei con Paolo e Barnaba usando con loro parole ingiuriose e i pagani invece che si rallegrano di questa parola annunciata. I lontani diventano i vicini: i destinatari della salvezza come afferma la Scrittura e i vicini alla Parola di Dio diventano i lontani.

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III Domenica di Pasqua (Anno C)

L’invito che ci viene rivolto dal Vangelo è quello della vigilanza perché possiamo nuovamente riconoscere la manifestazione del Risorto nella nostra vita. C’era l’esigenza per i primi cristiani di non rinchiudere la resurrezione di Gesù nel passato; riconoscere questa presenza nella ferialità della vita perché il pericolo era quello di tornare alla vita di tutti i giorni con una fede spenta e scontata.

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II Domenica di Pasqua (Anno C)

Gli atti degli Apostoli ci presenta la comunità cristiana che cresce per mezzo della fede nel Signore risorto, grazie anche alla testimonianza degli apostoli che vengono tenuti in grande considerazione e rispetto. Il punto determinante di questo racconto non sono i prodigi e i segni che essi compivano nei riguardi del popolo, ma il segno più grande è quello dello stare insieme: “tutti erano soliti stare insieme nel portico di Salomone”.

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Domenica di Pasqua - Risurrezione del Signore (Anno C)

Nel discorso alla casa di Cornelio, Pietro riassume la vicenda di Gesù con quel “voi sapete…”. Ci sono delle cose che si possono sperimentare della vicenda di Gesù, le cose riguardanti la sua vita, la sua missione, la fine tragica di quel maestro appeso ad una croce. Un destino non previsto, impensabile, la morte orribile di un uomo giusto che passò beneficando e risanando tutti. Non doveva insomma andare a finire così.

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Sabato Santo - Veglia Pasquale nella Notte Santa

Le donne si domandarono che senso avesse tutto questo. Anche per noi è fondamentale farci la domanda: che senso ha tutto questo? Che cosa significa la veglia che stiamo celebrando? La liturgia del fuoco e del cero, il canto dell’Exultet, l’ascolto della Parola di Dio, la liturgia battesimale. Che senso ha tutto questo? Abbiamo bisogno anche noi di compiere quello che hanno fatto le donne, comprendere che cosa sta avvenendo.

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Giovedì Santo - Messa in Cena Domini

In questa liturgia entriamo nel cuore stesso di Dio; nell’intimità dell’ultima cena scopriamo il disegno di salvezza del Padre per l’umanità. C’è un lungo preambolo che Giovanni ci fa pregustare per capire il senso di quella Cena, di quella Pasqua. Si tratta della manifestazione più alta e perfetta dell’amore di Dio per l’umanità. Quell’amore “sino alla fine” dice tutto: un amore che non si arrende alla sconfitta e alla passione che dovrà subire, un amore ostinato anche di fronte al tradimento e all’abbandono, un amore “consumato” fino ad esaurire le proprie energie, un amore che si svuota fino a non rimanere nulla per sé.

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Domenica delle Palme e della Passione del Signore

Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo”. Nel momento di massima sofferenza per il servo di Dio, egli si mette nell’atteggiamento di discepolo. Il discepolo è colui che prima di tutto ascolta ed è in grado di indirizzare una parola a coloro che sono sfiduciati. Solo chi ascolta può consolare chi si trova nello smarrimento e nelle pene della vita. Non si tratta della parola arrogante, saccente di chi parla a nome proprio.

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V Domenica di Quaresima (Anno C)

La storia dei due figli della parabola del Padre misericordioso di domenica scorsa la riascoltiamo attraverso l’episodio della donna adultera; Gesù è la manifestazione visibile di quel volto paterno che usa misericordia e che non condanna chi ha sbagliato. Deve rendere conto del suo modo di agire che accoglie i peccatori e mangia con loro. Si può accogliere una donna sorpresa in flagrante adulterio quando la Legge comanda di metterla a morte?

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IV Domenica di Quaresima - Laetare (Anno C)

Questa domenica, detta Laetare, è già un anticipo di quello che gusteremo fino in fondo a Pasqua, quando faremo festa dopo aver attraversato il deserto quaresimale. E di festa parla la Scrittura! Finalmente è terminato l’esodo, così ci racconta il libro di Giosuè, gli israeliti sono entrati in possesso della terra promessa; non c’è più bisogno di nutrirsi della manna perché possono ora mangiare i frutti della terra promessa. La festa è ormai piena, possono celebrare finalmente la pasqua.

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III Domenica di Quaresima (Anno C)

Il libro dell’esodo ci racconta lo straordinario incontro di Mosè con Dio attraverso il roveto ardente. È il momento della chiamata, della vocazione di Mosè per andare a liberare il suo popolo dalla schiavitù egiziana. Mosè fino allora si era ricostruito una vita. Era stato principe d’Egitto, si era interessato del dolore dei suoi fratelli, ma era stato costretto a fuggire per via dell’omicidio di un egiziano; anche i suoi fratelli di sangue lo avevano rifiutato come capo e guida: “chi ti ha costituito capo e giudice su di noi? Pensi forse di potermi uccidere, come hai ucciso l’egiziano?”.

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II Domenica di Quaresima (Anno C)

“Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle”. Abramo si trova in una situazione di crisi, di smarrimento: la promessa di un figlio e della terra promessa sembra non realizzarsi. Quel “sogno” di Abramo che lo aveva portato ad uscire dalla sua terra, da Ur dei Caldei, sembra essersi vanificato. Dio che cosa fa? Non gli dice che ne ha già passate tante e che è arrivato il momento del figlio e della terra promessa, ha già sopportato abbastanza, ma lo invita ad alzare il suo sguardo e ad osservare le stelle. Sembra qualcosa di poco conto, ma in realtà non lo è.

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I Domenica di Quaresima (Anno C)

Il libro del Deuteronomio ci presenta l’offerta delle primizie che ogni israelita doveva compiere dinanzi al sacerdote in rendimento di grazie per la liberazione dalla schiavitù egiziana. Viene definito come il “piccolo credo” che ogni credente doveva recitare al momento dell’offerta. Qual è il significato di tutto ciò? Il possesso della Terra Promessa rimaneva sempre un dono e mai proprietà del popolo.

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Immacolata concezione della Beata Vergine Maria

Carissimi, oggi iniziamo con tutta la Chiesa il grande Giubileo della Misericordia.

Un giubileo che non ci chiederà di fare semplicemente pellegrinaggi, di andare a Roma a passare la porta Santa, ma di riscoprire la misericordia di Dio che è a portata di mano, che ci viene incontro. Non siamo noi che dobbiamo implorare la misericordia di Dio, ma è Dio che vuole usare misericordia per ciascuno di noi. La porta è un’immagine visibile del passaggio che dobbiamo compiere all’interno della porta del nostro cuore.

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II Domenica di Avvento (Anno C)

Il profeta Baruc descrive la fine della dura schiavitù del popolo: è il momento di svestirsi dell’abito da lutto per rivestirsi dell’abito donato da Dio. Gerusalemme è come una madre che aspetta trepidante il ritorno dei suoi figli e il ritorno degli esuli è descritto come se il creato assecondasse il rientro facilitandone il percorso. Questo gioioso rientro è una festa preparata da Dio stesso. Solitamente siamo noi che prepariamo una festa, che scegliamo l’abito da mettere. La nostra società dei consumi parla sì di una festa, ma che prepariamo noi e le pubblicità che ci «bombardano» fin dal primo dicembre c’indirizzano su questa strada.

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I Domenica di Avvento (Anno C)

L’inizio dell’anno liturgico è segnato da un oracolo di Geremia che annuncia una promessa di bene che Dio farà nei confronti del suo popolo. Il tempo di avvento è il tempo in cui si annuncia una promessa di bene che ci viene incontro; l’uomo è concepito, è fatto per aprirsi con fiducia al futuro sapendo che Dio gli sta venendo incontro.

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XVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno B)

La prima missione inviata da Gesù è un continuo «andare e venire» di discepoli che non avevano il tempo necessario neanche per soddisfare i loro bisogni elementari come la fame. Egli vede il pericolo di perdere il senso e il significato della missione che consiste prima di tutto in uno «stare con lui». L’attivismo è il grande pericolo che porta a guardare la nostra vita come un bene di consumo, a mettere come essenziale la pratica e non la teoria, ad agire senza un pensiero che ci porti a riflettere sul nostro agire, a ritenerci di essere cristiani senza una fede pensata. Una fede che non è pensata è semplicemente una «non fede».

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XIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B)

L’arte narrativa di Marco ci fa gustare fino in fondo questi due episodi di guarigione che si intrecciano l’uno nell’altro e ci racconta due modi differenti di avvicinarci a Gesù. Quello che interessa a Gesù è l’incontro nella fede, il contatto con la sua persona. Senza fede non possiamo piacere a Gesù e non possiamo incontrarlo.

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XII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B)

«Fratelli, l’amore di Cristo ci possiede». Ecco in poche parole l’esperienza cristiana, ecco la scoperta sensazionale di Paolo che ci rivela questa verità. Non siamo noi che cerchiamo di amare, che ricerchiamo l’amore, che dobbiamo farci spazio per conquistarlo, ma è vero il contrario: noi siamo posseduti dall’amore.

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Solennità della Santissima Trinità (Anno B)

Quando sentiamo parlare di SS. Trinità la nostra prima reazione è quella di un’idea di Dio astratta, complicata e soprattutto lontana dalla nostra realtà di ogni giorno; un tentativo di spiegare Dio nella sua essenza a tentoni, accogliendo questa rivelazione come un dato di fatto. Invece, la Trinità non è un’idea che possiamo dedurre, ma un’esperienza che ha voluto comunicarci Dio stesso.

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