Catechesi

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Messaggio Presidenza CEI per l'Insegnamento della Religione Cattolica

Messaggio della Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana in vista della scelta di avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica nell’anno scolastico 2018-2019

Cari studenti e cari genitori,
nelle prossime settimane si svolgeranno le iscrizioni on-line al primo anno dei percorsi scolastici che avete scelto.

Insieme alla scelta della scuola e dell’indirizzo di studio, sarete chiamati ad effettuare anche la scelta di avvalersi o non avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica. È proprio su quest’ultima decisione che richiamiamo la vostra attenzione, perché si tratta di un’occasione formativa importante che vi viene offerta per arricchire la vostra esperienza di crescita e per conoscere le radici cristiane della nostra cultura e della nostra società.

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Lectio Divina - Tu, Signore, sei nostro Padre!

La memoria dei fatti compiuti da JHWH permette al Popolo di sperare che egli interverrà di nuovo. Nella storia personale di coppia o di amici intimi, i ricordi di cose vissute, di momenti felici, come anche di difficoltà superate insieme può generare la forza di superare i momenti di crisi. Nella storia personale e di ogni comunità la memoria è la capacità di ritrovare se stessi consapevoli della nostra origine in Dio e del cammino che conduce fino a Lui. “Vigilate poiché non sapete quando il padrone di casa verrà” viene associata alle parole: “Se tu squarciassi i cieli e scendessi”. Il sospirato ritorno inatteso del Signore non rappresenta più una minaccia per scoprire le mancanze dei suoi servitori, ma diventa un motivo di speranza e di gioia.

La vita umana è essenzialmente avvento quando è vissuta in continuità di relazione con il Signore e non quando la si vive senza memoria e senza speranza con la continua paura di perderla.

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Quaresima: un cammino forgiato di preghiera, digiuno e carità

Nella pastorale parrocchiale, secondo la tradizione pedagogica e catechistica presente nel nostro paese, assistiamo spesso ad un invito centrato soprattutto sul digiuno, inteso come rinuncia. La Quaresima, nell’immaginario collettivo, è il tempo delle rinunce piccole e grandi, dei sacrifici e delle privazioni che potranno condurci a preparare più degnamente il cuore alla Pasqua. Non di rado, è possibile però scadere nel volontarismo e fare delle nostre forme di ascesi una sorta di prova di forza che ci porta, poi, a recuperare velocemente e non senza eccessi, ciò di cui ci siamo privati lungo la Quaresima. Questo tempo diventa allora propizio per fare più attenzione alla salute o al peso, riducendo o eliminando dolci, fumo, alcool e cose simili.

È utile guardare al passo evangelico che, ogni anno, il mercoledì delle Ceneri apre il nostro cammino. Le opere quaresimali ivi descritte sono tre: il digiuno, la preghiera e l’elemosina. Esse sono talmente correlate fra loro che non è possibile praticarne una isolatamente dalle altre. Ciò spiega anche perché le nostre rinunce quaresimali, anche quando vengono portate sino alla fine e non abbandonate lungo la strada, non producono mai un vero avvicinamento a Dio. In fondo, è sempre qualcosa che gestiamo noi senza davvero consegnarci al Padre. Invece, digiuno, preghiera e carità fraterna costituiscono un rinnovamento globale della vita, mosso dalla Parola e sostenuto da essa. L’uomo infatti è la somma delle proprie relazioni. Per quanto possiamo essere preoccupati di stare bene con noi stessi, ciò è impossibile se il nostro rapporto con Dio, con i fratelli e con il creato è segnato dal male. La Quaresima è invece il tempo in cui, sotto i soli occhi del Padre, liberi da esibizionismo e narcisismo (Mt 6,4.6.18) l’uomo può ritrovarsi come creatura attraverso il digiuno, come figlio, attraverso la preghiera e come fratello, attraverso la carità. Il testo di Mt 6 riporta al centro proprio l’assoluto del rapporto con Dio, unico caso serio della nostra esistenza. Tutto nasce da lì e viene a distorcersi quando anche la religione diviene strumento per vincere il senso di inadeguatezza, di nudità che ci portiamo dietro a causa del peccato.

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