La fede è una lotta contro la paura; contro la paura degli uomini che possono condizionare la nostra scelta cristiana. La fede esige coraggio per dare una testimonianza chiara di vita cristiana. Non esiste una fede intima, ma esiste una fede annunciata, condivisa. La paura è la grande nemica della fede e nessuno di noi è immune da questa malattia: chi più, chi meno e penso che nelle diverse situazioni della vita ce ne accorgiamo. Una paura è quella sicuramente del rispetto umano quando pensiamo che la fede sia ciò che deve nascere spontaneamente senza condizionamenti esterni. È pensare che la fede sia solo ed esclusivamente opera di Dio e che non dipenda fondamentalmente dall’azione dell’uomo. Rispetto l’altro semplicemente non intervenendo anche se si dovesse trovare nell’errore. A volte capita che le argomentazioni di questo mondo siano ineccepibili e più forti delle ragioni della fede e ci troviamo subito in imbarazzo perché anche i cristiani vivono circondati nella mentalità di questo mondo. Perché abbiamo paura degli uomini? Perché siamo incapaci a testimoniare la nostra fede? Perché abbiamo paura di soffrire, di faticare, di mettere in discussione la nostra vita, la nostra buona fama, per mantenere un’immagine positiva di noi stessi. Il profeta Geremia ci testimonia questa paura che esiste ed è reale. Cos’è che ci manca allora? È la conoscenza e l’esperienza dell’amore di Dio. Noi non comunichiamo perché non abbiamo ancora incontrato l’amore di Dio. “Caritas urget nos”. È l’amore che ci spinge e non la paura. Ciò che vince la nostra paura non è un nostro atto eroico, una nostra autoconvinzione, un nostro sforzo volitivo ma è la vicinanza di Dio: “ma il Signore è al mio fianco”. Ciò che fa vincere la paura è il Padre ci conosce, ci sostiene con la sua provvidenza, che ha cura di noi e che conosce ogni più piccolo particolare della nostra vita come il numero dei nostri cappelli. Il problema non è quello se sono capace a testimoniare il Signore, ma quanto sono stato afferrato dall’amore di Dio. Chi ha paura non è perfetto nell’amore e non ha conosciuto chi è Dio. La qualità della nostra testimonianza dice anche la qualità della nostra relazione con Gesù Cristo. Solo chi ama ha qualcosa da dire agli altri, chi ha paura non dice proprio nulla. Ma c’è una differenza sostanziale, non è indifferente essere amanti o paurosi, non è un bivio neutrale. Ciò che rimane nascosto nella nostra vita verrà messo alla luce perché è l’amore che rimane e non la paura che scoprirà una vita vuota, senza amore, deserta, arida. Ciò che tendiamo a nascondere attraverso la paura verrà messo in luce dalla verità. Le cose irrisolte della nostra vita ce le troveremo davanti in tutta la loro verità e il loro splendore. Come predicare, annunciare il vangelo all’altro se mi mostro paralizzato dalla paura? È una questione di libertà. Chi ha paura vive in un regime di dipendenza che ostacola la mia libertà e se si ha paura dell’altro, ci si impedisce di amarlo. In realtà una paura è ammessa: quella di perdere la nostra anima, cioè perdere per sempre l’amore di Dio che ancora oggi ci sostiene e ci accompagna. Ma se noi non accogliamo questo amore qui su questa terra corriamo il rischio di perderlo per sempre. Perderemo il corpo che volevamo salvare e proteggere e perderemo l’anima alla quale non abbiamo dato ascolto.