“O notte beata, tu sola hai meritato di conoscere il tempo e l’ora in cui Cristo è risorto dagli inferi. Di questa notte è stato scritto: la notte splenderà come il giorno, e sarà fonte di luce per la mia delizia”

Così abbiamo cantato nell’Exultet! Noi tutti, entrando nella Chiesa buia, illuminata solo dal Cero e dalle nostre candele, ci siamo rivolti all’oscurità e alle tenebre come ad una beatitudine perché ormai non è più il luogo dell’assenza e della solitudine, ma è diventato il luogo della presenza di Dio. C’è questa paura ancestrale del buio che è antica quanto la comparsa dell’uomo sulla terra, con Cristo questo buio è diventato luce. Il cristiano è colui che avanza nel buio con l’assoluta certezza di essere nella luce. Il Sabato Santo che abbiamo vissuto è il giorno della “morte” di Dio, il giorno che esprime ed anticipa l’inaudita esperienza del nostro tempo: la sensazione che Dio sia semplicemente assente. Ci ricorda che Dio non è sola Parola che comunica con noi uomini, ma che è anche silenzio, attesa, nascondimento. Gesù attraverso la “discesa agli inferi” è andato ad abitare questa paura dell’uomo. Gesù non ha solo illuminato il buio, ma l’ha prima di tutto sperimentato su di sé. È andato ad abitarlo, ha assunto la nostra morte. Un bambino che deve entrare in una stanza buia non ci entrerà mai neanche se noi ripetessimo per mille volte che non c’è nulla da temere, che non c’è nessuno nel buio. Il bambino non ha paura di qualcosa di più o meno definito, ha paura e basta. Come far vincere questa paura senza accendere la luce? Prendendolo per mano e attraversando insieme la stanza buia. Riesce ad attraversare quella stanza perché accanto a lui c’è una persona che gli vuole bene. La paura non deriva da qualcosa di oggettivo, ma dall’essere soli. L’inferno non è nient’altro che l’assoluta solitudine dell’uomo: una solitudine dove non penetra più nessuna parola d’amore. C’è una notte nella quale non scende più alcuna parola, alcuna voce; c’è una porta nella quale passiamo esclusivamente da soli: la porta della morte. Ogni paura del mondo non è nient’altro che paura di rimanere da soli. Questo concetto la Bibbia lo esprime con il termine Sheol rappresentato come un mostro dalle grandi fauci che divora gli esseri viventi. Ecco in cosa consiste la salvezza portata da Gesù: la morte che prima era inferno, ora non lo è più e il morire non è più la porta della solitudine da oltrepassare, ma diventa la soglia nella quale Gesù ci prende per mano e ci porta nel suo Regno.