Il discorso della Montagna che continuiamo ad ascoltare anche in questa domenica assume dei contorni davvero radicali: il non covare dentro di sé l’odio per il fratello, la correzione fraterna, l’amore non solo per il fratello ma anche per il nemico. Fin quando si tratta di correzione, di non trattenere l’odio o il rancore, di amare il prossimo come se stesso, di dare in prestito possiamo ragionevolmente accettarlo; ma quando sentiamo parole come porgere l’altra guancia, lasciarsi strappare non solo la tunica, ma anche il mantello; costringere qualcuno a fare un miglio in più; l’imperativo: “amate i vostri nemici”; un Dio che fa sorgere il sole sui giusti e sugli ingiusti, ci pare davvero urtante e insopportabile anche al solo pensiero.

Come è possibile che Gesù ci chieda tanto? E per quale motivo? Penso che tutto questo debba essere compreso attraverso quelle parole che iniziano con il profeta Isaia e che si concludono nel Vangelo con Matteo: “Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo”; “Voi dunque, siate perfetti come è perfetto il padre vostro celeste”. Queste due espressioni le possiamo tenere insieme perché si equivalgono. Il motivo di questo comportamento si misura non su noi stessi, ma su Dio. Non siamo noi che dobbiamo “imitare” Dio, ma è lui che ci rende santi, giusti attraverso il dono dello Spirito Santo. Se si trattasse di un nostro sforzo morale queste parole sarebbero irrealizzabili e assurde. Non siamo noi che ci avviciniamo a Dio, ma è Egli stesso che ha colmato quella distanza tra Lui e l’uomo. Noi saremo capaci ad amare, perdonare anche coloro che ci offendono, ci fanno del male perché non parte da una nostra forza, da uno sforzo morale, ma perché siamo in relazione con Lui che è Padre.

Se io sono in profonda unione e comunione con Dio e con Cristo sarò capace a perdonare perché anch’io sono stato perdonato, accolto, amato da Dio. È per questo motivo che subito dopo che Gesù ci dice di amare i nostri nemici aggiunge: “pregate per quelli che vi perseguitano”. La preghiera è la nostra relazione profonda con il Padre che ci permette di estinguere l’odio e la vendetta. La prima forma di amore per il nemico è proprio la preghiera perché ci mette in contatto con il Padre, ci ricorda che anche coloro che sono ingiusti, ladri, sono anche loro dei figli come noi siamo suoi figli. Nonostante il volto dell’uomo è deturpato dal male e dal peccato non perdono la loro immagine e somiglianza di Dio. Egli passa da un ordine basato solo sulla giustizia, da cui nessun uomo può resistere ad un ordine fondato sulla grazia e sul perdono: questa è la nuova ed eterna alleanza che noi celebriamo ogni domenica; il sangue di Gesù è stato versato per noi e per tutti per la remissione dei peccati.

Sicuramente avrete sentito chissà quante volte l’espressione: “Dio perdona, io no” che ad una prima lettura potrebbe significare come una totale chiusura dell’uomo all’amore di Dio; un abisso incolmabile di due estremi tra chi è l’uomo che è fondamentalmente un vendicativo e chi è Dio che fondamentalmente è uno che perdona tutto e tutti. C’è però un'altra verità di sottofondo: alla fin fine ciò che noi doniamo a chi ci ha fatto del male non è mai il nostro perdono perché appunto non è un nostro sforzo, impegno, ma è sempre il perdono di Dio che si rende visibile attraverso di noi, che passa attraverso di noi. È vero noi non siamo capaci a perdonare, ma solo Dio perché ricordiamocelo: il perdono non appartiene a noi, non appartiene alla categoria umana, ma appartiene solo a Dio.