Nel Vangelo di domenica scorsa Gesù ci ha invitati ad essere sale della terra e luce del mondo. Nessuno può vivere per se stesso ma ognuno di noi ha un compito e una missione per gli altri: il sale per dare sapore, spessore alla vita e la luce per portare la verità del Vangelo. “Davanti agli uomini stanno la vita e la morte, il bene e il male” ci dice il Siracide. Non ci sono altre vie percorribili o si intraprende la strada del bene o quella del male, non ci sono strade neutre per le quali possiamo “sopravvivere” o “vivacchiare” perché sopravvivere equivale ad intraprendere la strada del male. Chi si mette nell’atteggiamento di difendere la sua vita contro una vita ostile nei suoi confronti non potrà conoscere la vera sapienza. Poche persone conoscono la Sapienza del Vangelo perché la vita non è nient’altro che una continua difesa dei propri diritti, di ciò che si possiede, di una vita senza fastidi, senza intrusi e senza imprevisti. San Paolo poi parla di una sapienza che non è di questo mondo che è rimasta nascosta per secoli ma cha a noi è diventata manifesta: la Sapienza è quella delle beatitudini, della Legge che si è compiuta con Gesù, una legge non più scritta su tavole di pietra, come per la Legge di Mosè, quindi esterne all’uomo, ma messe direttamente nel cuore dell’uomo. Le esigenze che ci propone il discorso della Montagna ci sembrano esagerate, forse troppo puntigliose noi che siamo abituati a farci tanti sconti e a minimizzare la nostra vita: “a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà”. “Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì né mai entrarono in cuore di uomo, Dio le ha preparate per coloro che le amano”. Solo chi ama Dio, solo chi accoglie le “pretese” dell’amore non appaiono mai assurde. Dio non ci ha forse amati nel suo figlio Gesù di un amore esagerato? Di un amore folle e assurdo per la nostra ragione? Di un amore sconveniente perché nessuno glielo ha chiesto? Un amore così totale per l’uomo corrisponde anche un amore totale per il fratello per il quale Gesù è morto e risorto.

Non solo l’omicidio è un atto grave ma anche l’ira nei confronti del nostro fratello risulta grave quanto l’omicidio: “chi odia suo fratello è omicida” ci ricorda san Giovanni. Questo non significa che non dobbiamo mai arrabbiarci con il nostro fratello, ma l’ira che chiude ogni rapporto, che cova rancore, vendetta. Dire “stupido” o “pazzo” al fratello è come dire: “per me non esisti più perché non sei degno di stare sulla faccia della terra”. Gesù non è stato forse considerato uno stupido e un pazzo? Gesù non si è preso forse tutti gli insulti di questo mondo perché noi potessimo trattarci alla pari come fratelli e sorelle? Non c’è più l’intelligente, il furbo, il prepotente, ma il fratello o la sorella che diventerà nostro avversario e nostro giudice. Un fratello o una sorella per i quali è meglio tralasciare il culto a Dio per andarci prima a riconciliare con una persona che ha qualcosa contro di noi. Gesù ci chiede di abbandonare anche l’orgoglio per una persona che non abbiamo offeso direttamente ma che ci ha offeso, umiliato.

Non solo l’infedeltà è atto grave ma anche il desiderio di possedere una donna o un uomo senza amore reciproco, senza rispettare l’alterità della persona, senza fedeltà e senza castità: un amore casto significa un amore che mantiene le giuste distanze anche nel matrimonio. Oggi viviamo in un mondo dove le persone, i figli si possiedono, diventano nostra proprietà. Il consumismo non riguarda solo le cose ma anche per persone.

Non solo non si può più giurare per Dio o per sé stessi, ma non bisogna giurare affatto. Qui si riprende la beatitudine della “purezza di cuore”. Il vostro parlare sia “sì, sì, no, no; il più viene dal Maligno”. Gesù ci dice che il giuramento è già opera del Maligno perché abbiamo bisogno di un supporto esterno per affermare la nostra sincerità davanti agli uomini. È come dire che c’è la possibilità concreta che io possa dire il falso o il vero al cinquanta per cento. La verità sgorga sempre da un cuore puro perché teme Dio, perché un giorno non potrà far finta di fronte a Lui. Chi non dice la verità non potrà sostenere lo sguardo di Dio perché non potrà che abbassare lo sguardo a terra. È per questo motivo che i puri di cuore vedranno Dio, potranno cioè stare di fronte a Dio senza nessuna vergogna e timore di essere scoperti.