Siamo ormai giunti alle soglie del mistero del Natale del Signore. siamo nella fase dei preparativi che ha già coinvolto Maria e adesso coinvolge anche la vita di Giuseppe. L’irruzione del divino nella storia degli uomini e nella nostra storia personale sconvolge sempre le nostre esistenze. Non possiamo solo affidarci alla nostra ragione, ma aprirci al dono della fede significa lasciare che Dio agisca senza avere la pretesa di capire tutto. È proprio l’esperienza di San Giuseppe che ci indica come accogliere anche noi Gesù nella nostra vita. Il tema predominante in questo vangelo è quello del discernimento. Noi ogni giorno facciamo discernimento, facciamo le nostre scelte che includono alcune e ne scartano altre. Nel momento in cui scegliamo automaticamente ne escludiamo altre perché pensiamo che quella scelta sia la migliore; a volte facciamo anche delle scelte sbagliate perché non abbiamo ponderato bene tutte le conseguenze. A volte ci sono dei compromessi. Ecco Giuseppe si trova nella situazione di compromesso, di scegliere, se vogliamo dire così, il “male minore”. Il testo ci dice che Giuseppe era uomo giusto, cioè un osservante della Legge e secondo questa Legge Maria risultava un’adultera quindi punibile con una sentenza di morte attraverso la lapidazione. Dall’altra Giuseppe non vuole accusarla pubblicamente come imponeva la Legge, ma ripudiarla in segreto. Sicuramente la giustizia di Giuseppe superava di gran lunga quella degli scribi e dei farisei pronti con le pietre in mano per giustiziare la donna adultera del Vangelo. Ecco noi solitamente partiamo a fare le nostre considerazioni, il nostro discernimento partendo da quello che ci scomoda di meno, che non ci fa perdere la reputazione, che accontenta un po’ tutti, che non ci espone al giudizio degli altri, mentre dovremmo fare un po’ di più nella nostra vita scelte più coraggiose e decisive che vanno anche contro corrente. La vita di Giuseppe è stata proprio questa: una volta capito qual era la volontà di Dio ha impiegato tutte le sue forze per realizzare il progetto di Dio alla luce della parola di Dio. Alla figura di Giuseppe si contrappone quella del re Acaz che non accoglie il segno di protezione perché intento a “sognare” i suoi progetti di salvezza contro l’invasione dei nemici senza l’aiuto di Dio. Noi, come il re Acaz, vorremmo vedere delle rassicurazioni con qualcosa di tangibile e di verificabile, invece l’aiuto di Dio non si può riscontrare, non si può verificare ma bisogna solo affidarsi senza pretesa. Dio però ci da dei segni che magari non corrispondono alle nostre aspettative, ma ci fa capire che lui non è solo Dio che si è fatto uomo, ma soprattutto è l’Emmanuele, il Dio-con-noi: il Dio che è sempre presente con noi uomini anche se le strade che ci fa praticare sono difficili da accogliere. Quali sono le scelte giuste in un tempo in cui sembra che questa parola “discernimento” sia qualcosa di obsoleto? Noi scegliamo molte volte di “pancia”, secondo i nostri gusti, le nostre opinioni, anzi molte volte non scegliamo proprio rimanendo nell’ambiguità della vita; poco secondo verità perché accogliere la verità è più faticoso e solitamente ci fa intraprendere quelle strade che avevamo già scartato fin dall’inizio. Solitamente la scelta che scartiamo per prima dalla nostra “lista” è proprio quella giusta. Solo uno sguardo di fede e di amore ci può far fare scelte che umanamente risultano impraticabili. Molte volte è la paura che ci blocca nelle nostre scelte. Il sospetto che “compromettersi” troppo con Dio significa compromettere la nostra libertà e la nostra autonomia. Infatti gli angeli che appaiono nel nuovo testamento cantano un’unica antifona: “non temere”. Noi non avremo più paura quando capiremo che Dio vuole solo ed unicamente il nostro bene, la salvezza eterna: il bene unico ed essenziale che se lo perdiamo, abbiamo perso tutto della nostra vita.

Sia lodato Gesù Cristo