Non c’è racconto più bello che ascoltare dal Vangelo un’opera di guarigione di Gesù. L’episodio dei dieci lebbrosi si sarebbe potuto esaurire con il comando di Gesù: “andate a presentarvi dai sacerdoti”. Un grande atto di fede lo avevano compiuto dal momento che non erano stati guariti subito, ma si erano dovuti fidare di quelle parole e solo durante il cammino vennero guariti. Luca continua il suo racconto manifestandoci un altro episodio inaspettato: il ritorno di uno solo da Gesù per ringraziarlo! Solo lui riceve la salvezza: “Alzati e va, la tua fede ti ha salvato”. In che cosa allora consiste la salvezza se tutti sono stati guariti, ma a uno solo Gesù ha detto di essere stato salvato? Possiamo essere guariti e non salvati? La salvezza consiste nel dire il nostro grazie a Dio, significa metterci in relazione con lui. Se non si “ritorna indietro”, se la salute non diventa appello per un nuovo rapporto di comunione con Dio diventa solo un bisogno esaudito ma non una chiamata ascoltata. Noi possiamo ricercare Gesù solo per un bisogno, ma non per un reale incontro. La salvezza ci viene incontro solo quando siamo disposti ad avere una relazione duratura e stabile con lui. Il mondo ci propone sempre nuovi bisogni da soddisfare, perché il bisogno indica una mancanza, una carenza di felicità. Chi vive solo di bisogni non potrà mai essere in grado di dire il suo grazie. Non siamo capaci di metterci in questo atteggiamento fondamentale perché prima vengono i nostri bisogni, le nostre necessità e poi le relazioni con gli altri e con Dio. Alla fine facciamo diventare Dio e gli altri dei nostri bisogni. Una persona appagata, contenta di quello che ha e per quello che è, dove tutto è dono sarà una persona in grado di incontrare Gesù e di rendergli grazie e quindi di ricevere la salvezza. Guardate che tutta la nostra fatica a “rendere grazie” a Gesù nell’eucarestia sta tutto qui! Qual è la vera guarigione, quella più radicale che Gesù ci propone? È quella di liberarci da quell’atteggiamento religioso che fa diventare Dio un bene di consumo, dove anche i sacramenti sono diventati dei bisogni ma non luoghi di reale incontro con Lui. La salvezza è il desiderio di riscattarci dalla nostra voracità di Dio per cercarlo nella libertà e nella gratuità. Occorre convertire la nostra libertà, liberarla dal pensare solo a se stessa e dal misurare tutto a partire da se stessa, fosse pure il proprio bisogno di salute. Che cosa ha fatto Naaman il siro? È passato dalla riconoscenza dovuta al profeta alla lode e al ringraziamento di Dio. Ora si va da Gesù non perché si ha solo bisogno, ma si segue il Signore, perché si è incontrato Lui. Si è passati dal dono (la guarigione) al Donatore (la salvezza).