“Signore, aumenta la nostra fede”: è la richiesta dei discepoli di fronte alla possibilità di dare scandalo ai più piccoli e la necessità di perdonare sempre il fratello che commette una colpa. Di fronte a questo gli apostoli sentono il desiderio di chiedere una fede più grande, non si sentono all’altezza di dare testimonianza di amore e di perdono. Abbiamo paura che se il Signore non aumenta la nostra fede noi non possiamo vivere le esigenze del nostro battesimo; in realtà anche la nostra poca fede può già compiere grandi cose, che prima risultavano impensabili. Gesù vuole partire dalla nostra poca fede perché se attendessimo la fede ideale non saremmo in grado mai di agire come si conviene. Quante volte diciamo che non ho abbastanza fede per compiere un gesto di perdono, di coraggio, di disponibilità? Pensiamo che per essere cristiani bisogna raggiungere un certo livello! Alcune mie domande: chi è che misura la fede? Quando posso dire di aver raggiunto una fede sufficientemente matura? La fede si può misurare? È una questione di quantità o di qualità?

Il profeta Abacuc descrive lo scandalo del male, dell’ingiustizia, del disordine morale che c’è nel mondo. Si lamenta con Dio dei tempi nefasti e incerti che viene la tentazione di lasciar perdere, che non vale la pena combattere, lottare e soffrire per una causa persa come questa. La risposta di Dio è chiara e netta da non dimenticare: “soccombe colui che non ha l’animo retto, mentre il giusto vivrà per la sua fede”. Significa continuare ad aver fede ogni momento in Dio che realizza i suoi progetti di giustizia, di amore e di pace. Anche nelle situazioni più difficili continuare a dare la propria testimonianza, non arrendersi di fronte all’evidenza dei fatti. Chi non ha fede soccombe all’idea di un mondo senza più speranza, senza più gioia, senza più un futuro.

Il mondo è stato sempre il mondo: un malato, un piagoso! Non vogliamo essere mai dei nostalgici del tempo passato: mai voltarci indietro! Ma voler bene al nostro tempo: essere felici di lavorare nel nostro tempo che ha delle possibilità meravigliose.

don Primo Mazzolari

Ecco il semino di senape della parabola. Ecco che cosa significa essere servi inutili. Noi vorremmo vedere subito il risultato dei nostri sforzi, delle nostre fatiche; anzi noi siamo più attratti dai risultati che dalle nuove possibilità che la vita ci offre per vivere il vangelo nel mondo di oggi. Vivere di fede significa pensare che il tempo che ci viene offerto oggi è tempo di Dio, tempo opportuno, tempo da curare, tempo benedetto. Dire: è un privilegio e un onore servire questo tempo pieno di contraddizioni ma anche di nuovi orizzonti, di nuove possibilità. Ecco la nostra ricompensa, ecco il nostro unico privilegio di servi. Per compiere questo basta un semplice atto di fede per raggiungere risultati straordinari, impensabili. La fede non è questione di quantità, non dobbiamo fare il “pieno di benzina” per intraprendere un lungo viaggio, ma di qualità: oserei dire di piccole tappe che sono i granellini di senape, i nostri piccoli atti di fede che però ci portano lontano, che ci fanno dire: mi lancio in questa avventura, accetto la sfida… non so dove arriverò ma mi fido di Dio.


Sia lodato Gesù Cristo