Ciclo di incontri di Lectio Divina nelle settimane di quaresima: III settimana di Quaresima.

Questa è la notte in cui hai liberato i figli di Israele, nostri padri,
dalla schiavitù dell’Egitto,
e li hai fatti passare illesi attraverso il Mar Rosso.

Questa è la notte in cui hai vinto le tenebre del peccato
con lo splendore della colonna di fuoco.

Questa è la notte che salva su tutta la terra i credenti nel Cristo
dall’oscurità del peccato e della corruzione del mondo,
li consacra all’amore del Padre
e li unisce nella comunione dei santi.

Annuncio (preconio) pasquale

Siamo battezzati in Mosè

1Non voglio infatti che ignoriate, fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nube, tutti attraversarono il mare, 2tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nube e nel mare

1Cor 10,1-2

27Per fede, [Mosè] lasciò l'Egitto, senza temere l'ira del re; infatti rimase saldo, come se vedesse l'invisibile.

28Per fede, egli celebrò la Pasqua e fece l'aspersione del sangue, perché colui che sterminava i primogeniti non toccasse quelli degli Israeliti.

29Per fede, essi passarono il Mar Rosso come fosse terra asciutta. Quando gli Egiziani tentarono di farlo, vi furono inghiottiti.

Eb 11,27-29

La notte del terrore

10Quando il faraone fu vicino, gli Israeliti alzarono gli occhi: ecco, gli Egiziani marciavano dietro di loro! Allora gli Israeliti ebbero grande paura e gridarono al Signore.

Es 14,10

Quattro possibili atteggiamenti di fronte al pericolo degli egiziani:

  1. “Ecco, Mosé, dove ci hai portato! Ti abbiamo creduto, pensavamo che Dio ti avesse parlato; invece siamo qui a morire come topi: o ci gettiamo in mare e moriamo annegati, o ci lasciamo uccidere del faraone. Ecco dove siamo: è la fine per Israele!”.
  2. “Credevamo che tu, Mosé, fossi cambiato; ti conoscevamo imprudente e cocciuto, ma credevamo che il deserto ti avesse giovato. Invece sei rimasto proprio uguale a quello che eri e ci hai fatto di nuovo precipitare nel disastro”.
  3. “Fratelli, ascoltatemi: noi abbiamo delle armi; è vero che gli egiziani sono potentissimi, ma se andremo contro di loro, almeno chiuderemo la nostra storia gloriosamente. Moriamo da eroi e diamo lode a Dio cadendo con le armi in pugno!”.
  4. “Fratelli, ascoltatemi: ho molta esperienza della vita. Conosco bene Mosé e non ho avuto molta fiducia in lui nemmeno quando è tornato; capivo che era un visionario. Tuttavia, ascoltatemi: il faraone, lo conosco, non è cattivo; inoltre ha bisogno di noi, quindi non ha nessuna intenzione di sterminare il nostro popolo, ma anzi ha tutto l’interesse di reintegrarci nella nostra situazione. Siamo umili e non tentiamo Dio: la nostra posizione è insostenibile”.

Il faraone o Mosè? Quale dei due?

Il faraone rappresenta una vita accomodante e accomodata: una vita che tiene conto dei compromessi necessari per garantire una certa quiete. Una vita nella quale mantengo la mia professione di fede, la mia confessione cristiana, esteriormente, però mi aggiusto in modo che questo genere di vita non sia troppo compromettente. In fondo il faraone è ragionevole, accetterà questo compromesso e ci lascerà ogni tanto sacrificare nel deserto.

Mosè invece è l’insicurezza della sequela di Gesù. C’è tanta gente di buona volontà che vuole seguire Gesù, ma Gesù li affronta con durezza (Cfr. Cap. Lc 9, 51 e 14,25).

La sfida della nostra fede

La sfida della fede si fa più chiara proprio quando ci si trova tra persone per le quali conta solo questa vita, e noi soli continuiamo a credere che non c’è solo questa vita; allora ci sentiamo soli, quasi abbandonati, strani. È la sfida della fede, che ci punge di fronte agli increduli, quando questi fanno massa, fanno opinione, fanno ambiente, fanno potenza. Questa è la sfida di Mosè!

Quali potrebbero essere le diverse scelte di Mosè:

  • “Fratelli, ciò che avete detto è molto importante e degno di attenta considerazione. Tornate alle vostre tende, datemi un’ora di tempo e poi ci ritroveremo”.
  • “Armiamoci e moriamo da eroi!”.
  • “Fratelli, avete ragione. Io sono l’unico che posso proporre questo agli israeliti che mi ascolteranno: mandiamo un’ambasceria e trattiamo”.
  • “Signore, tu mi hai portato qui; tu agirai”.

11E dissero a Mosè: «È forse perché non c'erano sepolcri in Egitto che ci hai portati a morire nel deserto? Che cosa ci hai fatto, portandoci fuori dall'Egitto? 12Non ti dicevamo in Egitto: «Lasciaci stare e serviremo gli Egiziani, perché è meglio per noi servire l'Egitto che morire nel deserto»?». 13Mosè rispose: «Non abbiate paura! Siate forti e vedrete la salvezza del Signore, il quale oggi agirà per voi; perché gli Egiziani che voi oggi vedete, non li rivedrete mai più! 14Il Signore combatterà per voi, e voi starete tranquilli»

Es 14,11-14

“L’autentica libertà, non sta tanto nella possibilità di scegliere l’una o l’altra cosa, quanto nello scegliere ciò che corrisponde a quella nostalgia del Totalmente Altro, che è la vera vocazione del nostro essere. La vera libertà è insomma quella che rende liberi e aperti all’incontro con l’Altro”. “Decidere significa delimitare, con un inevitabile taglio, la vastità delle possibilità astratte che ci stanno davanti ed orientarci a realizzare una possibilità concreta”. (Bruno forte)

“Essere battezzati in Mosè” significa per gli Israeliti prendere su di sé il rischio di Mosè, accettare l’insicurezza di Mosè. Allo stesso modo, per noi “essere battezzati in Gesù” significa prendere su di noi il rischio di Gesù, e dirgli: Signore, ti seguirò dove tu andrai; voglio vivere come tu vivi, mangiare con me tu mangi, dormire con me tu dormi, affrontare le tue stesse contrarietà”. Ciò vuol dire decidersi a vivere una vita pasquale, una vita secondo lo Spirito: decidere di lasciarsi salvare dallo Spirito di Gesù.

Triplice esodo del discepolo

1. Il primato della fede

Nel suo esodo da Dio, Gesù si rivela veramente come l’autore e il perfezionatore della fede, colui che ci ha preceduto e ci soccorre nella lotta per credere e affidarci e Dio: nell’unione a Lui il cristiano impara a mettere la propria vita nelle mani dell’Altro, perché sia Lui a esserne l’unico, vero Signore. Credere non è evitare lo scandalo, o fuggire il rischio: si crede non nonostante lo scandalo e il rischio, ma proprio sfidati da essi e in essi. Crede chi confessa l’amore di Dio nonostante la non evidenza dell’amore. Da questa totale dipendenza dal Padre deriva ai credenti la consapevolezza della propria relatività.

2. Il distintivo della carità

Nella sequela di Gesù, che vive il suo esodo da sé fino alla consegna suprema della croce, i cristiani sono chiamati a farsi servi per amore oggi più che mai, in questo tempo di solitudine e di rinuncia ad amare, che spesso è il tempo segnato dal nichilismo della postmodernità. Se Dio si è rivelato come amore, nell’esodo di Gesù da sé fino all’abbandono della croce, egli si rivelerà tale anche nel discepolo che viva la libertà da sé fino al dono supremo dell’amore. Libero per la fede, il cristiano è servo per amore.

3. Testimoni del senso

Discepolo di colui che ha vissuto l’esodo da sé fino alla consegna della croce, di fronte alla mancanza di speranza e di passione per la verità, propria del mondo post ideologico e della solitudine postmoderna, il cristiano - in unione all’esodo di Gesù verso il padre - è chiamato ad essere testimone del senso della vita e della storia. Amare la verità significa avere lo sguardo rivolto al compimento delle promesse di Dio realizzato in colui che è morto e risorto per noi, ed essere pronti a pagare il prezzo per questa verità in ogni comportamento. La speranza della risurrezione è resurrezione della speranza: essa dà vita a quanto è prigioniero della morte e giudica inesorabilmente quanto presume di farsi idolo dei cuori. In particolare, in questo tempo, al discepolo è chiesto di essere il militante della gioia, della vita eterna, della vittoria sul dolore, sul male e sulla morte, promessa in Cristo nel suo ritorno al Padre.

Nella partecipazione al triplice esodo del suo Signore, la vocazione del cristiano è quella di essere un credente, un innamorato, uno speranzoso: qui sta la sua identità; qui la sua forza e qui la ragione della sua umiltà.

Per approfondire

Trascrizione degli esercizi spirituali sul tema “Vita di Mosè” tenuti dal cardinale Carlo Maria Martini nel 1978.