Dopo l’arresto di Giovanni, Gesù sembra continuare l’annuncio che caratterizzava il Battista: quello dalla conversione. Giovanni in tutta la sua attività pubblica non ha fatto altro che annunciare e amministrare un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Gesù sembra continuare il ministero del Battista, ma si distanzia quando afferma che il Regno dei Cieli è vicino. Un messaggio oserei dire provocatorio e scandaloso perché appare chiaramente la contraddizione di un Dio che dice di essere vicino ma che lascia il battista in prigione. Come fa Dio a pretendere di essere vicino quando non è in grado di rendere ragione alla giustizia, quando non è in grado di liberare i suoi amici che l’hanno fedelmente servito?

Qui sorge anche una domanda ancora più ampia: che cosa Gesù ha portato veramente sulla terra, se non ha portato la pace, la giustizia, il benessere per tutti, un mondo migliore?

La risposta è molto semplice, ma forse anche deludente sotto un certo punto di vista: Gesù ha portato Dio. Ha portato Dio vicino all’uomo. Ora possiamo invocarlo, ora conosciamo la strada che dobbiamo prendere in questo mondo: Gesù chiede fede, speranza e amore. Gesù ha portato a conoscenza la verità del nostro destino e la nostra origine. Solo la nostra durezza di cuore ci potrebbe far ritenere che questo sia poco. Il regno di Dio è un potere silenzioso, ma è il vero potere, quello duraturo. Il Regno non è spazio di dominio come i regni di questo mondo, ma è persona: è Lui. Per mezzo di Gesù, Dio è presente in mezzo agli uomini.

La maggior parte dell’umanità non sa cosa farsene di un tale Regno. Dio scompare per questa ragione, Dio si rende ridicolo di fronte agli uomini: la scelta tra Gesù e Barabba è emblematica nella passione. È la scelta tra due diversi messianismi, tra due diverse figliolanze. Un Regno così non serve proprio a nulla, anzi è di disturbo. Gesù ci sta dicendo: Dio esiste, agisce, è qui e ora, ha in mano le sorti del mondo. Non vi preoccupate! Gesù ci fa capire che Dio rimane dentro il limite, la fatica, lo scoramento e il dolore che accompagnano spesso la nostra vita: l’invito alla conversione non è solo da un punto di vista morale ma anche di mentalità, un cambiamento radicale di concepire Dio e la sua azione nel mondo e nella nostra storia; è un invito ad accogliere l’annuncio di questa buona notizia senza domandare a Dio come egli si deve manifestare.

La chiamata dei discepoli è la risposta alle esigenze di questo Regno: diventare pescatori di uomini. Toglierli dal mare che per la Bibbia è il Regno del caos, del male, per accoglierli nella rete della Chiesa che non è nient’altro che il segno visibile - tra l’altro molto modesto - di quel Regno invisibile che cresce nel mondo intero. Il Regno cambia anche la concezione del tempo: il tempo si è fatto breve. La brevità non indica una misura quantitativa, ma indica un’urgenza. La risposta a questo Regno non si può rimandare a domani. Cambiano anche le relazioni con le persone e con le cose. Di fronte a Gesù tutto passa in secondo piano o meglio tutto viene relativizzato. Questo non significa che non viene data importanza, ma che tutte le realtà vengono finalizzate a lui e alla ricerca del suo Regno.