Il profeta Geremia è in piena crisi di fede. Quel Dio che lo conosceva fin dal “grembo materno” sembra che non lo conosca così bene; che lo abbia creato per abbandonarlo a se stesso, che lo abbia lasciato in balìa dei suoi avversari che non hanno pietà. Lui è “obbligato” dalla Parola di Dio a gridare: “violenza e oppressione”, cioè a manifestare al Popolo la sua ingiustizia, la sua perversità, mentre avrebbe un grande desiderio di dire: “state tranquilli, mi ero sbagliato”. È sul punto di abbandonare tutto: “non penserò più a lui, non parlerò più in suo nome”. Si ricorda dei bei momenti di quando sentiva una forte passione e attrazione per Dio: “Mi hai sedotto, Signore e io mi sono lasciato sedurre”. Ma ormai quella frase ha un sapore ironico: “mi hai sedotto, Signore e io ci sono cascato!”. A un certo punto della vita si pone nel profeta questa domanda: era vera vocazione? O si trattava di un abbaglio, di un inganno? La fede è sicuramente gioia, ma ancor di più scandalo; è la gioia di riconoscere Gesù come il Cristo, il figlio del Dio vivente, ma è anche lo scandalo della croce che Gesù rivela a Pietro con un rimprovero.

L’esperienza di Bernadette si è alternata tra la gioia e la prova. L’incontro con la “Bella Signora” le provocava una gioia immensa, tanto che chi aveva la fortuna di vederla in estasi il suo volto irradiava una bellezza che non era di questo mondo. A volte il suo volto diventava cupo, rattristato e preoccupato. La Madonna le ricorda che c’è anche il male, il peccato e l’esigenza della conversione. Sappiamo quella che è stata la vita di Bernadette: una vita vissuta nella sofferenza e nel dolore. Le incomprensioni, le umiliazioni, l’essere creduta pazza, allucinata le procurarono una smisurata dose di fatica e pene. Anche le prove fisiche non la abbandonarono mai: soffriva di continui attacchi d’asma, per ben quattro volte sul punto di morire, e consumata dalla tubercolosi ossea. Questo è il testamento spirituale di Bernadette: “Obbedire è amare! Soffrire in silenzio per Cristo è gioia! Amare sinceramente e donare tutto, anche il dolore”. I nostri giovani hanno vissuto una bella esperienza. Soprattutto i momenti di gioia con la processione, i rosari e i canti alla Madonna: è la parte gioiosa della fede. Ma Lourdes è anche “Via crucis” che abbiamo percorso insieme a coronamento del nostro pellegrinaggio. Penso che la fede sia la sintesi tra la gioia e la sofferenza. Come si fa a soffrire nella gioia? Questa è la domanda di questa mattina. Chi è capace a trovare una risposta è sulla strada per il regno dei Cieli. È questa l’eredità che ci lascia Bernadette che è quella del Vangelo di oggi che abbiamo ascoltato! La croce è sempre scandalo: solo integrando lo scandalo della croce nel nostro cammino di fede possiamo evitare di diventare noi scandalo per il vangelo e per i fratelli che incontriamo sul nostro cammino. È necessario questo passaggio perché Gesù ce l’ha detto chiaramente: “tutti voi vi scandalizzerete di me in questa notte”. La notte prima poi arriva per tutti. Pietro nella sua protesta esprime quello che tutti noi siamo: l’atteggiamento di repulsione: questo non ti accadrà mai. Lo confessiamo con le labbra ma è poi nella prassi di tutti i giorni che lo sconfessiamo. Il passaggio di purificazione è quello da una vita autocentrata, autoreferenziale, autogiustificata ad una vita come dono e come grazia: “chi perderà la sua vita per causa mia, la troverà”. Quante volte preghiamo il Signore dicendogli che cosa lui dovrebbe fare per noi? Perché non gli chiediamo di riattizzare quella brace che è sotto la coltre della cenere e non si vede? “Ma nel mio cuore c’era come un fuoco ardente, trattenuto nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo”.