Siamo nella domenica del buon pastore. Gesù ci dice che le pecore ascoltano la sua voce. Qual è il canale tra il pastore e le pecore?: la voce. Nella prima lettura ci sono coloro che accolgono la Parola di Dio e coloro che la rifiutano. C’è questo contrasto tra i Giudei con Paolo e Barnaba usando con loro parole ingiuriose e i pagani invece che si rallegrano di questa parola annunciata. I lontani diventano i vicini: i destinatari della salvezza come afferma la Scrittura e i vicini alla Parola di Dio diventano i lontani. Il canale della relazione con Dio non è una ritualità, non è una sapienza, ma è il seme della Parola. Si è pecore del Signore non perché si aderisce ad un sistema di valori ma perché una Parola entra nel nostro cuore. Le pecore di Gesù ascoltano la sua voce. È solo ascoltando questa voce che noi possiamo entrare in relazione con lui. È una voce che ci conosce. È in forza di questa conoscenza che noi siamo attratti da questa Parola. Perché i pagani ascoltano la Parola di Dio e si rallegrano? Perché si sentono conosciuti, accolti, amati e non giudicati. Se c’è qualcuno che ci conosce siamo sicuri che questa Parola è capace a trasformare la nostra vita, a penetrare il nostro intimo, a rischiarare le zone oscure della nostra anima. Non si segue Gesù per una convinzione interiore ma per una parola esterna che viene dentro di noi. Noi vogliamo capire ed invece dobbiamo dialogare con la Parola. Spesso le nostre preghiere ci stancano perché sono un continuo monologo come se il Signore avesse bisogno delle nostre parole per farlo contento. Non bisogna far contento il Signore, bisogna entrare in relazione con lui: la preghiera prima di tutto è ascolto della sua Parola, oserei dire ascolto orante: cioè ascolto che diventa risposta, dialogo fiducioso con il Padre. Il nostro pastore non ci prende a bastonate, non ci obbliga, non ci ingabbia, ma ci attrae a sé con la bellezza della sua Parola, del suo linguaggio. La vita eterna non è quella che noi riceveremo alla fine della nostra vita su questa terra, ma è la vita stessa, la vita vera che può essere vissuta anche nel tempo ed è sostanzialmente un avvenimento relazionale. Quando ascoltiamo la parola di Dio noi, molte volte, siamo preoccupati di recepire delle indicazioni concrete e pratiche sulla nostra vita, che la Parola ci aiuti a risolvere i nostri problemi. La Parola di Dio invece si da la forza, l’energia per poter perseverare nella grazia di Dio, nell’amore. Quando una mamma vuole bene al suo bambino non ha bisogno di sapere che cosa deve fare concretamente: lo fa e basta perché ogni suo gesto, ogni sua azione e dettata dall’amore anche se questo comporta innumerevoli sacrifici. Gesù è il buon pastore che dona la vita per le sue pecore e nessuno le strapperà mai dalla sua mano. Quando ci sentiamo amati da questa Parola che conosce, che consola e ferisce anche il nostro cuore agiamo anche noi di conseguenza sapendo che nessuna cosa al mondo ci strapperà mai dalla sua mano. L’esempio dei martiri del libro dell’Apocalisse ci sono di esempio: sono coloro che vengono dalla grande tribolazione, perché hanno amato e perseverato nel Signore e hanno lavato le loro vesti rendendole candide con il sangue dell’agnello.